La rappresentazione della relazione fra corpo e mente nei racconti Der Magnetiseur, Die Abenteuer der Sylvester-Nacht e Die Automate di E.T.A. Hoffmann

Nel 1818 E.T.A Hoffmann (1776-1822), celebre e prolifico autore tedesco, chiamato dal tribunale di Berlino a redigere una perizia giudiziaria conosciuta in seguito come Gutachtens über die Mordtat des Tabakspinnergesellen Daniel Schmolling, così scriveva: «all’uomo, prigioniero della sua vita terren...

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Bibliographic Details
Main Author: Abramo, Federica Claudia
Other Authors: Fambrini, Alessandro
Format: Doctoral Thesis
Language:Italian
Published: Università degli studi di Trento 2021
Subjects:
Online Access:http://hdl.handle.net/11572/311206
Description
Summary:Nel 1818 E.T.A Hoffmann (1776-1822), celebre e prolifico autore tedesco, chiamato dal tribunale di Berlino a redigere una perizia giudiziaria conosciuta in seguito come Gutachtens über die Mordtat des Tabakspinnergesellen Daniel Schmolling, così scriveva: «all’uomo, prigioniero della sua vita terrena, non è dato di esplorare le profondità della propria natura». Eppure, nonostante la rassegnazione che emerge da queste parole, l’autore esplorò ininterrottamente gli abissi dell’essere umano. A partire da questa riflessione e dal quadro epistemologico delle teorie mediche e filosofiche di metà Settecento e inizio Ottocento, il presente studio analizza alcune modalità di raffigurazione poetica del rapporto corpo-mente del periodo meta-rappresentate da E.T.A. Hoffmann. Animato da un profondo scetticismo, mai scevro da una grande fascinazione per il sapere del suo tempo, l’autore sviluppa una poetica che concepisce l’opera come un esperimento mentale sulle più complesse questioni irrisolte, nel tentativo di comprendere l’essere umano nella sua complessità. In tale contesto alcuni racconti, quali Der Magnetiseur (1814), Die Abenteuer der Sylvester-Nacht (1815) e Die Automate (1814), tematizzano lo spinoso, e al tempo cruciale, rapporto fra corpo e mente, in vista di un miglioramento dell’essere umano che passi attraverso la conoscenza, sebbene l’intervento umano si rilevi fallimentare e controproducente nella ricostituzione di un equilibrio psico-fisico, poiché ancora non si è raggiunto un rapporto armonico tra soggetto e mondo. Dimostrando come la medicina abbia fallito nel presupposto di un intervento unilaterale e parziale, come la stessa creazione umana, se deconnessa dai rapporti di relazione con la totalità dell’esistente sia fallimentare, e come il progresso non riconduca l’uomo alla totalità smarrita della natura, ma anzi lo allontani, i racconti di E.T.A. Hoffmann confermano, ex-negativo, l’indissolubile nesso fra corpo e mente e la necessità, per l’uomo scisso della modernità, di comprenderne il profondo legame e di armonizzare la propria enthelechia rispetto a un mondo esterno che appare inconciliabile con le forze interiori dell’essere umano.