Summary: | La tesi analizza una parte della politica estera dell’amministrazione Johnson, e più specificamente l’avvio del dialogo con l’Urss in materia di non proliferazione e controllo degli armamenti e la revisione della China policy, inquadrando entrambe nell’adattamento della cold war strategy all’evoluzione sistema internazionale, argomentando che la distensione intesa come rilassamento delle tensioni e ricerca di terreno comune per il dialogo, fosse perlomeno uno degli strumenti politici che l’amministrazione scelse di usare.
Il primo capitolo analizza i cambiamenti che interessarono il Blocco sovietico e il movimento comunista internazionale tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, soprattutto la rottura dell’alleanza sino-sovietica, e l’impatto che essi ebbero sul sistema bipolare su cui si basava la Guerra Fredda. Il capitolo secondo affronta più specificamente l’evoluzione delle relazioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica, il perseguimento di una politica di distensione, dopo la crisi dei missili cubani, e in che relazione si trovasse ciò con lo status della leadership sovietica a seguito dei cambiamenti che avevano avuto luogo. Soffermandosi sulla questione del controllo degli armamenti e sul percorso che portò alla firma del Trattato di Non-proliferazione, si analizza come la nuova rotta intrapresa col dialogo sulle questioni strategiche sia stato anche un cambiamento di rotta in generale nella concezione della Guerra Fredda e l’introduzione della distensione come strumento politico. Il terzo capitolo affronta la questione della modifica della politica verso Pechino e il processo tortuoso e contorto attraverso cui l’amministrazione Johnson giunse a distaccarsi dalla China policy seguita sino ad allora.
=== The research intends to investigate two aspects of Johnson’s foreign policy: the establishment of
a dialogue and the pursuit of cooperation with Soviet Union, regarding arms control measures and
non-proliferation; the reassessment of the American policy towards Communist China and the slow
detachment from the previous approach.
The Sixties saw the international system becoming more complex and fragmented, the strategic
balance getting closer to a condition of equality but also becoming less manageable due to nuclear
proliferation; the rivalry between the two blocs was changing as well, due to the Sino-Soviet
split, the increasing of contacts between eastern and western Europe and the willingness to avoid
tensions between the superpowers. Being wary of both the dangers and the interdependence inherent in the bilateral relationship led to the decision to seek a common ground on strategic issues and to the establishment of a dialogue.
Also during those years, the administration begun to explore the convenience of a different approach toward Communist China, which was clearly bound to emerge as a power in its own, and
the possibilities that a new policy would have opened up. Both issues illustrates how the Johnson Administration, in order to face the challenges of its time, considered new options and took measures, breaking with the past, and adopting the relaxation of tensions and dialogue, or at least the possibility of it, as a policy.
The research, which focuses on the debate and the decision-making process within the Administration, assumes that by doing so the administration introduced the policy of détente as at least one of the options available to the United States. Therefore the analysis of Johnson’s policies towards the main communist powers, and their challenges, may help to achieve a better definition and understanding of Détente, in its origins and motivations.
|