Summary: | La ricerca di Roberta Frigeni, svolta ad ampio spettro diacronico, è condotta su di una campionatura
di specula principum - editi ed inediti - elaborati tra XII e XV secolo, e ne indaga il linguaggio
quale referente privilegiato, rilevandone persistenze terminologiche e nuclei sintagmatici ricorrenti,
al fine di individuare concetti utili a delineare un lessico politico proprio di questa testualità, in
corrispondenza al sorgere dell’entità statale europea nel XIII secolo (con particolare riguardo
all’area francese, ai regni di Luigi IX e Filippo il Bello). A partire da un’analisi critica delle tesi di
Quentin Skinner circa la ‘ridefinizione paradiastolica’ del sistema delle virtù classiche entro il
trattato De principatibus, lo studio innesca un percorso di indagine à rebours che - sondando il
linguaggio - rintraccia nella trattatistica delle institutiones regum del XV secolo (Pontano, Patrizi,
Carafa, Platina) e degli specula principum medievali (Elinando di Froidmont, Gilberto di Tournai,
Vincenzo di Beauvais, Guglielmo Peraldo, Egidio Romano, Guido Vernani) una consonanza di
motivi nella sintassi e nell’immaginario preposti ad illustrare le potenzialità semantiche del nome di
prudentia, individuata quale unica virtù sopravvissuta alla ‘ridescrizione’ del codice etico operata
da Machiavelli. Indagando i progressivi ampliamenti del campo semantico sorto attorno al nome
della virtù di prudenza entro la letteratura speculare, la ricerca mostra come il dialettico rapporto
con i lessemi di sapientia, astutia, fides ed experientia abbia avuto un ruolo determinante per il
sorgere di un’immagine del principe emancipata dalla figura biblica del “rex sapiens”, e per la
formazione di un lessico ospitale delle manifestazioni concrete del vivere politico ed economico. I
processi di dilatazione e rarefazione del bacino semantico di prudentia sono, infatti, funzionali ad
illustrare come il linguaggio della testualità speculare registri l’acquisizione di nuove
strumentazioni teoriche grazie al rinnovamento delle fonti a disposizione lungo il secolo XIII, che -
sostituendo progressivamente il più recente dossier aristotelico al solo apparato veterotestamentario
- permettono di integrare la concezione delle virtù in senso operativo, adattandola alle esigenze
politico-economiche dei nuovi contesti istituzionali monarchici.
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