Piero della Francesca e il Novecento. Una recensione dimenticata di Roberto Longhi / Piero della Francesca and the 20th century. A forgotten review by Roberto Longhi

La riflessione sui rapporti tra «arte italiana» e «arte tedesca» accompagna Longhi nel corso di tutta la sua attività. Rimane ad oggi in larga parte inesplorato il retroterra ideologico di tale riflessione, nutrita di spunti storico-politici e antropologico-culturali. Questo mio saggio, che dedica a...

Full description

Bibliographic Details
Main Author: Michele Dantini
Format: Article
Language:English
Published: eum edizioni università di macerata 2020-12-01
Series:Il Capitale Culturale: Studies on the Value of Cultural Heritage
Online Access:http://riviste.unimc.it/index.php/cap-cult/article/view/2387
Description
Summary:La riflessione sui rapporti tra «arte italiana» e «arte tedesca» accompagna Longhi nel corso di tutta la sua attività. Rimane ad oggi in larga parte inesplorato il retroterra ideologico di tale riflessione, nutrita di spunti storico-politici e antropologico-culturali. Questo mio saggio, che dedica attenzione per così dire “monografica” a un’ampia recensione longhiana apparsa sulla «Voce» nel gennaio del 1914, si propone di contribuire allo studio di talune premesse storico-politiche e storico-ideologiche sino ad oggi trascurate. Occasione della recensione, che fa il punto sul rapporto tra arte italiana e arte «nordica», è la pubblicazione a Monaco del voluminoso Die italienische Schönheit di Arthur Moeller van den Bruck (1913). L’impegno con cui Longhi si getta a commentare il volume di Moeller è singolare. Di fatto Moeller, che dopo la guerra, lasciata la storia dell’arte, diverrà noto soprattutto come ideologo dei «giovani conservatori» raccolti nello Juni-Klub berlinese e morirà suicida nel 1925, al tempo amico di Theodor Däubler e editore dell’Opera omnia di Dostoevskij in Germania, celebra Piero della Francesca da punti di vista specificamente modernisti, che fanno riferimento al postimpressionismo francese, mitteleuropeo (Hodler) e scandinavo (Munch) e al futurismo italiano, di cui Moeller è tra i più convinti sostenitori in Germania nell’immediato anteguerra. Le ragioni dell’apprezzamento di Piero sono, in Moeller, molto diverse da quelle di Longhi, che pubblica il saggio Piero dei Franceschi e lo sviluppo della pittura veneziana (ancora) del 1914 e il Piero della Francesca nel 1927 (qui Moeller è citato in bibliografia). Tuttavia non incomparabili, e anzi tali da richiamare l’attenzione su Moeller quale oggi dimenticato (eppure illustre) precursore della fama di Piero nel periodo dell’entre-deux-guerres. Spiccano, nel contesto della recensione longhiana, l’indispettita confutazione del nazionalismo di Moeller, avvertito come aristocratizzante, in nome di tutt’altro nazionalismo, vociano e prezzoliniano; un primo abbozzo degli argomenti esposti di lì a poco nell’acido Keine Malerei. Arte boreale?; e infine la riproposizione, da parte di Longhi, di luoghi comuni pubblicistici ampiamente circolanti al tempo in tema di “imperialismo” scientifico e culturale tedesco.   The reflection on the relationships between "Italian art" and "German art" accompanies Longhi throughout his activity. To date, the ideological background of this reflection remains largely unexplored, nourished by historical-political and anthropological-cultural ideas. This essay of mine, which devotes so to say "monographic" attention to an extensive review published by Longhi in «la Voce» in January 1914, aims to contribute to the study of certain historical-political and historical-ideological premises hitherto neglected. The occasion of the review, which takes stock of the relationship between Italian and "Nordic" art, is the publication in Munich of Arthur Moeller van den Bruck's voluminous Die italienische Schönheit (1913). The commitment with which Longhi throws himself into commenting on Moeller's volume is singular. In fact Moeller, who after the war, left the history of art, became known above all as the ideologue of the "young conservatives" gathered in Juni-Klub in Berlin and died suicide in 1925, at the time friend of Theodor Däubler and editor of the Opera omnia by Dostoevskij in Germany, celebrates Piero della Francesca from specifically modernist points of view, which refer to French, Swiss-German (Hodler) and Scandinavian (Munch) Post-Impressionism and to Italian Futurism, of which Moeller is among the most passionate supporters in Germany in immediate pre-war. The reasons for Piero's appreciation are, in Moeller, very different from those of Longhi, who publishes the essay Piero dei Franceschi e lo sviluppo della pittura veneziana in 1914 (again) and Piero della Francesca in 1927 (here Moeller is mentioned in bibliography). However not incomparable, and indeed such as to draw attention to Moeller as a today forgotten (yet illustrious) precursor of Piero's fame in the period of the entre-deux-guerres. In the context of the Longhian review stand out the indignant refutation of Moeller's nationalism, perceived as aristocratic and «Junker-Style», in the name of a completely different nationalism, more popular (or populist) and «vociano»; a first sketch of the topics presented shortly after in the essay Keine Malerei. Arte boreale? (1914); and finally, Longhi's repetition of geopolitical common places widely circulating in Italy at that time on the subject of German scientific and cultural "imperialism".
ISSN:2039-2362