Il patrimonio delle clarisse di San Lorenzo in Panisperna tra XIV e XV secolo: prime indagini
Il saggio affronta attraverso l’analisi di fonti documentarie, conservate nei fondi della Curia generalizia dei Frati minori, nell’Archivio Capitolino e nell’Archivio di Stato di Roma, la gestione delle proprietà fondiarie e immobiliari dell’antico e ricco monastero di San Lorenzo in Panisperna dag...
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Università di Napoli Federico II
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doaj-f8196d476b5b4011a25b564bbe0721d62020-12-02T16:11:52ZdeuUniversità di Napoli Federico IIReti Medievali Rivista1593-22142018-06-0119110.6092/1593-2214/56374259Il patrimonio delle clarisse di San Lorenzo in Panisperna tra XIV e XV secolo: prime indaginiIvana Ait0Università degli Studi di Roma La Sapienza Il saggio affronta attraverso l’analisi di fonti documentarie, conservate nei fondi della Curia generalizia dei Frati minori, nell’Archivio Capitolino e nell’Archivio di Stato di Roma, la gestione delle proprietà fondiarie e immobiliari dell’antico e ricco monastero di San Lorenzo in Panisperna dagli inizi del XIV secolo. Risale a quel periodo il trasferimento delle clarisse per opera del cardinale Giovanni Colonna al fine di dotare il proprio casato di uno strumento utile per controllare estesi patrimoni fondiari e immobiliari a nord-est di Roma, presso i domini dei loro diretti rivali, gli Orsini. La crescita del patrimonio mette in luce la capacità gestionale delle badesse, appartenenti a potenti famiglie romane – Sant’Eustachio, de Prefectis, Orsini, Savelli, di Vico, Conti –, talora ritiratesi in convento dopo la morte del marito. Risulta evidente l’interesse di queste casate baronali e di potenti famiglie aristocratiche a controllare la vasta ricchezza patrimoniale del monastero attraverso la presenza, specie nella funzione di badesse, di figlie, sorelle o vedove. L’incremento delle proprietà fondiarie, a seguito di donazioni pie, lasciti testamentari, acquisti e, non da ultimo, permute, dimostra l’importanza per il monastero a dotarsi di proprietà coese nei dintorni di Roma, con modalità di conduzione alimentate da un vivace spirito imprenditoriale con il ricorso a personale specializzato laico. Dalla seconda metà del Trecento si segue un passaggio decisivo, ossia una strategia insediativa rivelatrice del valore a investire all’interno di Roma: l’aumento delle proprietà immobiliari attesta una nuova attenzione da parte di alcune badesse verso le aree urbane centrali in linea con la fase espansiva della città. http://www.politics.unina.it/index.php/rm/article/view/5637Clarisseproprietà fondiariepatrimonio immobiliare |
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