L’Aquila in tre atti. Dalle ordinanze per soddisfare il "fabbisogno alloggiativo" all’esplosione di case nella città-territorio
La cosa più urgente ed emergente all’indomani del terremoto che colpì alle 3:32 del 6 aprile 2009 L’Aquila, capoluogo d’Abruzzo e città media di circa 70.000 abitanti, fu quella di fornire una sistemazione e alloggio a tutti quelli che avevano la casa inagibile perchè distrutta o sprovvista di e...
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La cosa più urgente ed emergente all’indomani del terremoto che colpì alle 3:32 del 6 aprile 2009 L’Aquila, capoluogo d’Abruzzo e città media di circa 70.000 abitanti, fu quella di fornire una sistemazione e alloggio a tutti quelli che avevano la casa inagibile perchè distrutta o sprovvista di energia, a seguito della chiusura del gas per evitare il rischio di esplosioni e incendi. Molte delle decisioni prese subito dopo il terremoto furono proprio in funzione di questo: dare una casa o almeno un tetto a tutti per poi iniziare la fase post-emergenza, ma non dalle fabbriche come in Friuli (1976) o Emilia (2012), neanche –o non solo- dalle chiese e luoghi di socialità, ma dalle case,"durevoli"o provvisorie. Nella fornitura di alloggi L’Aquila è stata sicuramente un laboratorio di azione post-emergenza, inseritasi con alcune decisioni di tipo urbanistico-territoriale in anticipo nel processo di ricostruzione. |
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