"Senza D". La campagna Uaar tra libertà di propaganda e divieto di discriminazioni

1 - Nel tempo della pandemia l'attenzione di commentatori e studiosi si è concentrata sulle limitazioni al (diritto di riunirsi per finalità di) culto. Non sembra avere ricevuto lo stesso interesse un altro contagiato dal virus, ancor più a rischio perché malato cronico: l'esercizio della...

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Bibliographic Details
Main Author: Jlia Pasquali Cerioli
Format: Article
Language:Italian
Published: Università degli Studi di Milano 2020-05-01
Series:Stato, Chiese e Pluralismo Confessionale
Online Access:https://riviste.unimi.it/index.php/statoechiese/article/view/13411
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spelling doaj-ee9c843a64c4445a833944e4edc6635b2020-11-25T03:40:05ZitaUniversità degli Studi di MilanoStato, Chiese e Pluralismo Confessionale1971-85432020-05-01"Senza D". La campagna Uaar tra libertà di propaganda e divieto di discriminazioniJlia Pasquali Cerioli 1 - Nel tempo della pandemia l'attenzione di commentatori e studiosi si è concentrata sulle limitazioni al (diritto di riunirsi per finalità di) culto. Non sembra avere ricevuto lo stesso interesse un altro contagiato dal virus, ancor più a rischio perché malato cronico: l'esercizio della propaganda in contesto di effettivo pluralismo, sul quale grava il consueto silenzio. Il dramma che oggi tutti viviamo è favorevole a un racconto incline ad accentuare le componenti emotive dei messaggi veicolati, al fine di coinvolgere la platea più ampia di "spettatori". Trionfa così la rappresentazione, fortemente mediatizzata, delle immagini di maggior efficacia, da rendere iconiche per il loro impatto sinestetico: potenti strumenti di persuasione a svantaggio, in un circolo vizioso, delle fedi di minore "ascolto", più che mai senza voce. (segue) https://riviste.unimi.it/index.php/statoechiese/article/view/13411
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description 1 - Nel tempo della pandemia l'attenzione di commentatori e studiosi si è concentrata sulle limitazioni al (diritto di riunirsi per finalità di) culto. Non sembra avere ricevuto lo stesso interesse un altro contagiato dal virus, ancor più a rischio perché malato cronico: l'esercizio della propaganda in contesto di effettivo pluralismo, sul quale grava il consueto silenzio. Il dramma che oggi tutti viviamo è favorevole a un racconto incline ad accentuare le componenti emotive dei messaggi veicolati, al fine di coinvolgere la platea più ampia di "spettatori". Trionfa così la rappresentazione, fortemente mediatizzata, delle immagini di maggior efficacia, da rendere iconiche per il loro impatto sinestetico: potenti strumenti di persuasione a svantaggio, in un circolo vizioso, delle fedi di minore "ascolto", più che mai senza voce. (segue)
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