Summary: | La recente presentazione a Villa Celimontana di uno splendido volume sull’opera di Matteo Ricci (Mignini, 2013) ha offerto l’occasione per un dibattito che tocca temi epistemologici molto profondi per i cultori delle discipline geografiche, ben al di là dell’incidentale occorrenza spaziale e temporale che potrebbe indurre a credere che si stia parlando di cose lontane e ininfluenti. La domanda concettualmente è semplice, ma ha profonde radici filosofiche e teologiche. Il sapere si insegna, si può insegnare, si deve insegnare? Socrate, i sofisti e il cristianesimo ci offrono risposte differenti, o per meglio dire le hanno offerte agli occidentali attraverso i secoli; e, come è noto, solo gli occidentali hanno vissuto quella particolarissima fase che va sotto il nome di Età delle Grandi Scoperte, da tempo oggetto delle riflessioni filosofiche e sociologiche di studiosi che si domandavano come mai questi avessero scoperto quelli, e non viceversa.
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