Summary: | Da molti estetologi e psicologi dell’arte la nozione di empatia è stata ritenuta, a cavallo fra Otto- e Novecento, la chiave di volta per comprendere l’esperienza della fruizione artistica: oggi le neuroscienze hanno rilanciato la questione, grazie alla scoperta dei neuroni-specchio, e il problema è ritornato al centro del dibattito estetico. Raccogliendo sotto di sé le dinamiche di immedesimazione, identificazione, fusione, vivificazione, animazione, risonanza, questo versatile strumento concettuale permette di render conto di molteplici aspetti della nostra risposta all’oggetto artistico. Questo paper intende offrire una mappa delle più significative implicazioni sollevate dall’esperienza empatica nella risposta alle principali forme d’arte della nostra tradizione culturale. Una risposta che si correla all’oggetto artistico “come se” si trattasse non di una mera cosa, bensì di un “quasi-soggetto”: un tipo di relazione che mette necessariamente fuori gioco il modello proiettivo, soggettivistico e psicologistico dell’empatia, a tutto vantaggio di un paradigma analogico ed espressivo.
|