Sul concetto di sopravvivere, tra Alfred Van Vogt e relativismo

La morte è un “conquistare”, un “conquistare”, tra i tanti possibili, che assume un rilievo particolare poiché rappresenta l’evento umano per antonomasia, quello che nei fatti definisce il senso della vita. Ogni esistenza, infatti, è tale proprio perché mortale ed è dal concetto di morte che la vita...

Full description

Bibliographic Details
Main Author: Roberto Colonna
Format: Article
Language:English
Published: University of Messina 2021-01-01
Series:Humanities
Online Access:https://cab.unime.it/journals/index.php/hum/article/view/2947
Description
Summary:La morte è un “conquistare”, un “conquistare”, tra i tanti possibili, che assume un rilievo particolare poiché rappresenta l’evento umano per antonomasia, quello che nei fatti definisce il senso della vita. Ogni esistenza, infatti, è tale proprio perché mortale ed è dal concetto di morte che la vita diventa un “sopravvivere”. Il problema è come intendere questo sopravvivere, come interpretarlo. Il sopravvivere può essere concepito intorno a un assoluto, e dunque deve farsi strada attraverso un credere, sia esso laico o religioso. Oppure il sopravvivere può essere considerato il frutto di un‘principio non-assoluto’, che non implica lo scadere in uno sterile egoismo etico ma, al contrario richiede un costante, continuo e responsabile farsi da sé dello schema valoriale individuale. Quest’ultimo aspetto sarà affrontato in questo saggio riflettendo su un celebre racconto di Alfred Van Vogt.
ISSN:2240-7715
2240-7715