Conservazione e gestione della Lepre italica (<em>Lepus corsicanus</em>)
Il recente riconoscimento dello <em>status</em> specifico della Lepre italica (<em>Lepus corsicanus</em>) e l?accertamento dell?areale distributivo rappresentano le azioni più importanti per la conservazione di un <em>taxon endemi...
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Format: | Article |
Language: | English |
Published: |
Associazione Teriologica Italiana
2003-10-01
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Series: | Hystrix, the Italian Journal of Mammalogy |
Online Access: | http://www.italian-journal-of-mammalogy.it/article/view/4242 |
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doaj-94d3d2fb6bd2413ebba0d81d85854fe42020-11-25T02:59:59ZengAssociazione Teriologica ItalianaHystrix, the Italian Journal of Mammalogy0394-19141825-52722003-10-0114010.4404/hystrix-14.0-4242Conservazione e gestione della Lepre italica (<em>Lepus corsicanus</em>)Francesco RigaM. PierpaoliValter TrocchiEttore RandiSilvano TosoIl recente riconoscimento dello <em>status</em> specifico della Lepre italica (<em>Lepus corsicanus</em>) e l?accertamento dell?areale distributivo rappresentano le azioni più importanti per la conservazione di un <em>taxon endemico</em> che si era creduto estinto. Nella penisola la specie presenta un areale discontinuo, il cui limite settentrionale è dato dal comune di Manciano (GR), sul versante tirrenico e da una linea che dalla provincia de L'Aquila arriva al Gargano. In Sicilia la distribuzione è relativamente continua anche in aree non protette. Dati genetici hanno permesso di confermare la presenza in Corsica. Al contrario, nell?Isola d'Elba, a seguito di estese ricerche, sono stati identificati solo esemplari di <em>L. europaeus</em>. Nell?Italia peninsulare <em>L. corsicanus</em> è spesso presente in simpatria con popolazioni di <em>L. europaeus</em>, mentre in Sicilia la lepre europea non ha originato popolazioni stabili, nonostante l?immissione di molte migliaia di individui. La distribuzione ecologica di <em>L. corsicanus</em> ed analisi ambientali specifiche, suggeriscono l?adattamento prevalente agli ambienti a clima mediterraneo, benché essa sia presente anche a quote elevate (> 1.500 m s.l.m.). Dati preliminari di abbondanza relativa hanno evidenziato una situazione diversificata tra la penisola e la Sicilia e tra aree a diverso regime di gestione; un confronto tra le aree protette ha evidenziato rispettivamente valori di 5,54 e 11,73 ind./km&#178;. La riduzione quali-quantitativa e la frammentazione dell?<em>habitat</em> delle lepri è un fenomeno potenzialmente pericoloso per la sopravvivenza delle popolazioni, determinando fenomeni di estinzione locale dovuti alle basse densità di popolazione, inducendo fenomeni di erosione della variabilità genetica e di riduzione della <em>fitness</em> degli individui. L?introduzione di <em>L. europaeus</em> può costituire un importante fattore limitante sia per la possibile competizione ecologica, sia per la diffusione di gravi patologie comuni. È stata, infatti, accertata in <em>L. corsicanus</em> la letalità del virus dell?E.B.H.S., di cui la Lepre europea si rivela il <em>reservoir</em> naturale. La mancanza di esemplari con fenotipi intermedi tra <em>L. corsicanus</em> e <em>L. europaeus</em> e l?assenza di introgressione di aplotipi mitocondriali tra le due specie, portano ad escludere il rischio di ibridazione. L?esercizio venatorio può rappresentare un reale fattore limitante per le popolazioni di <em>L. corsicanus</em> (benché la specie non sia legalmente cacciabile) a causa delle difficoltà di discriminazione sul campo con <em>L. europaeus</em> (cacciabile). La conservazione delle popolazioni di <em>L. corsicanus</em> richiede la realizzazione sul territorio di una idonea rete coordinata di aree protette, sulla base di modelli di vocazionalità dell?ambiente, al fine di consolidare le popolazioni esistenti e pianificare gli interventi di reintroduzione. Altre misure prioritarie sono: il corretto inquadramento giuridico del <em>taxon</em>, anche a livello internazionale, l?adeguamento dei piani faunistici regionali e locali, il divieto di introduzione della lepre europea nell?areale storico della lepre italica, il miglioramento della gestione venatoria delle lepri, la realizzazione di aree faunistiche per fini di studio e di reintroduzione e un?opera di divulgazione delle conoscenze e dell?importanza conservazionistica della specie. http://www.italian-journal-of-mammalogy.it/article/view/4242 |
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Il recente riconoscimento dello <em>status</em> specifico della Lepre italica (<em>Lepus corsicanus</em>) e l?accertamento dell?areale distributivo rappresentano le azioni più importanti per la conservazione di un <em>taxon endemico</em> che si era creduto estinto. Nella penisola la specie presenta un areale discontinuo, il cui limite settentrionale è dato dal comune di Manciano (GR), sul versante tirrenico e da una linea che dalla provincia de L'Aquila arriva al Gargano. In Sicilia la distribuzione è relativamente continua anche in aree non protette. Dati genetici hanno permesso di confermare la presenza in Corsica. Al contrario, nell?Isola d'Elba, a seguito di estese ricerche, sono stati identificati solo esemplari di <em>L. europaeus</em>. Nell?Italia peninsulare <em>L. corsicanus</em> è spesso presente in simpatria con popolazioni di <em>L. europaeus</em>, mentre in Sicilia la lepre europea non ha originato popolazioni stabili, nonostante l?immissione di molte migliaia di individui. La distribuzione ecologica di <em>L. corsicanus</em> ed analisi ambientali specifiche, suggeriscono l?adattamento prevalente agli ambienti a clima mediterraneo, benché essa sia presente anche a quote elevate (> 1.500 m s.l.m.). Dati preliminari di abbondanza relativa hanno evidenziato una situazione diversificata tra la penisola e la Sicilia e tra aree a diverso regime di gestione; un confronto tra le aree protette ha evidenziato rispettivamente valori di 5,54 e 11,73 ind./km&#178;. La riduzione quali-quantitativa e la frammentazione dell?<em>habitat</em> delle lepri è un fenomeno potenzialmente pericoloso per la sopravvivenza delle popolazioni, determinando fenomeni di estinzione locale dovuti alle basse densità di popolazione, inducendo fenomeni di erosione della variabilità genetica e di riduzione della <em>fitness</em> degli individui. L?introduzione di <em>L. europaeus</em> può costituire un importante fattore limitante sia per la possibile competizione ecologica, sia per la diffusione di gravi patologie comuni. È stata, infatti, accertata in <em>L. corsicanus</em> la letalità del virus dell?E.B.H.S., di cui la Lepre europea si rivela il <em>reservoir</em> naturale. La mancanza di esemplari con fenotipi intermedi tra <em>L. corsicanus</em> e <em>L. europaeus</em> e l?assenza di introgressione di aplotipi mitocondriali tra le due specie, portano ad escludere il rischio di ibridazione. L?esercizio venatorio può rappresentare un reale fattore limitante per le popolazioni di <em>L. corsicanus</em> (benché la specie non sia legalmente cacciabile) a causa delle difficoltà di discriminazione sul campo con <em>L. europaeus</em> (cacciabile). La conservazione delle popolazioni di <em>L. corsicanus</em> richiede la realizzazione sul territorio di una idonea rete coordinata di aree protette, sulla base di modelli di vocazionalità dell?ambiente, al fine di consolidare le popolazioni esistenti e pianificare gli interventi di reintroduzione. Altre misure prioritarie sono: il corretto inquadramento giuridico del <em>taxon</em>, anche a livello internazionale, l?adeguamento dei piani faunistici regionali e locali, il divieto di introduzione della lepre europea nell?areale storico della lepre italica, il miglioramento della gestione venatoria delle lepri, la realizzazione di aree faunistiche per fini di studio e di reintroduzione e un?opera di divulgazione delle conoscenze e dell?importanza conservazionistica della specie. |
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