Nascere, amare, morire. I letti (e i loro abitanti) nella pittura bolognese tra XVI e XVII secolo

Alcuni esempi tratti dalla pittura Bolognese tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo illustrano i vari significati che il letto può assumere nei diversi contesti narrativi. Il letto può diventare un grande palcoscenico dove Orazio Samacchini riscrive un famoso episodio dell’Eneide enfatizzand...

Full description

Bibliographic Details
Main Author: Michele Danieli
Format: Article
Language:fra
Published: Ministère de la Culture et de la Communication 2019-09-01
Series:In Situ : Revue de Patrimoines
Subjects:
Online Access:http://journals.openedition.org/insitu/22905
Description
Summary:Alcuni esempi tratti dalla pittura Bolognese tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo illustrano i vari significati che il letto può assumere nei diversi contesti narrativi. Il letto può diventare un grande palcoscenico dove Orazio Samacchini riscrive un famoso episodio dell’Eneide enfatizzandone i caratteri sensuali e privati. Le protagoniste femminili dei dipinti di Denys Calvaert vivono vicende tragiche, ma con differenti sfumature: la rettitudine morale di Lucrezia, la imprudenza di Semele impongono ambientazioni adeguate, e l’artista sceglie per ognuna il letto più adatto. Il letto che Lorenzo Sabatini inserisce in un suo dipinto invece ha un significato puramente simbolico, e il pittore se ne serve per arricchire una raffigurazione allegorica. La mancanza di una corte e di un luogo centrale di potere ha privato Bologna, durante l’età moderna, della produzione di manufatti e mobili destinati alla residenza di un sovrano. Il paradigma dell’arredamento di lusso è dunque da ricercare nella pittura manierista fiorentina e romana, o nelle stampe fiamminghe, piuttosto che in oggetti reali alla portata degli artisti. Lo dimostra in maniera evidente un dipinto da Lavinia Fontana, un vero “ritratto di letto”: la sua esibizione di una agiatezza concreta lo rende molto diverso da quelli discussi in precedenza.
ISSN:1630-7305