Turiddu Carnevale e la «nera madre di Sciara» nelle Parole sono pietre di Carlo Levi

L’articolo pone al centro dell’attenzione soprattutto la Parte terza delle arole sono pietre di Carlo Levi, che, istruita sulla figura del sindacalista Salvatore Carnevale, ucciso dalla mafia a Sciara, e su sua madre, Francesca Serio, finisce per gettare una luce diversa sull’intera opera, cioè sull...

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Bibliographic Details
Main Author: Giuseppe Fontanelli
Format: Article
Language:English
Published: University of Messina 2021-01-01
Series:Humanities
Online Access:https://cab.unime.it/journals/index.php/hum/article/view/2944
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spelling doaj-60df412463844b3789b7697b742720fc2021-04-02T19:42:48ZengUniversity of MessinaHumanities2240-77152240-77152021-01-0192195210.6092/2240-7715/2020.2.19-522335Turiddu Carnevale e la «nera madre di Sciara» nelle Parole sono pietre di Carlo LeviGiuseppe Fontanelli0DICAM - Dipartimento di Civiltà antiche e moderne, Università degli Studi di MessinaL’articolo pone al centro dell’attenzione soprattutto la Parte terza delle arole sono pietre di Carlo Levi, che, istruita sulla figura del sindacalista Salvatore Carnevale, ucciso dalla mafia a Sciara, e su sua madre, Francesca Serio, finisce per gettare una luce diversa sull’intera opera, cioè sulle “tre giornate in Sicilia” – sottotitolo del libro – ricondotte alla direttrice di fondo del rapporto tra Mafia e Giustizia. Una presa di “coscienza” cruciale e per accedere al valore testimoniale e drammaticamente poetico delle parole di Francesca, avvertita come il modello rivoluzionario per eccellenza per rompere il muro dell’omertà e sfuggire al connubio tra potere feudale e violenza mafiosa; e, dall’interno di precisi diagrammi figurativi, quali quello dello scontro Castello/casa, silenzio/luce/ombra, per sottrarre la componente paesaggistica (e stilistica) a qualsiasi compromesso di matrice oleografica e ingenerare una vera e propria categoria del sublime rovesciato. Nella verità sacrificale di Salvatore e della madre collidono gli elementi estremi di una terra che non ha saputo coniugare bellezza e riscatto sociale, magia dell’eredità culturale dei miti (e dei cantastorie) e omertà, autonomia del popolo contadino e Stato. La vicenda della morte per mano mafiosa, a Sciara, il 16 maggio del 1955, dihttps://cab.unime.it/journals/index.php/hum/article/view/2944
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