Summary: | Nel 1876, dopo un breve viaggio verso Fez al seguito della legazione diplomatica italiana, Edmondo De Amicis pubblica per i tipi di Treves il reportage Marocco, opera ascrivibile nel novero dei classici dell’orientalismo italiano. Alla prima edizione in volume, fa seguito nel 1879 una nuova pubblicazione dell’opera, fregiata e integrata dalle illustrazioni dei due pittori orientalisti italiani Stefano Ussi e Cesare Biseo. Proprio quest’ultima edizione, ove le incisioni concorrono a dilatare ed enfatizzare la restituzione delle esperienze di viaggio all’immaginazione del lettore, è al centro della presente riflessione: in essa si fondono e si compenetrano organicamente parola scritta e testo iconico, espressioni parallele e complementari dello sguardo dell’artista occidentale sull’Oriente.
Questo saggio, dunque, pone in primo luogo l’accento sulla natura del rapporto tra il testo deamicisiano e le incisioni che lo corredano, e in secondo luogo si propone di individuare quel repertorio di topoi e soluzioni già appartenenti alla tradizione letteraria e iconografica dell’orientalismo europeo, dai quali il reportage del De Amicis e le relative illustrazioni risultano fortemente condizionati.
In 1876, after a trip to Fez following the Italian diplomatic mission, Edmondo De Amicis published with Treves the reportage Marocco, an interesting example of Italian Orientalist literature. The second edition was published in 1879 and was supplied with an impressive and refined collection of illustrations by Stefano Ussi and Cesare Biseo, two of the most important orientalist painters in Italy.
This edition, where travel experiences are also emphasized and returned to readers’ imagination through the engravings, is the core of the present dissertation. Indeed, iconic and written texts are organically melded together in here, since they are simultaneous and complementary manifestations of the Western artist’s look on the Orient.
This essay focuses primarily on the bond between the text and the images, and in the second place on the individuation of the repertoire of topoi and solutions belonging to the European Orientalist tradition which influence both De Amicis’s reportage and the illustrations.
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