The thoughts of two female writers as spectators of the Big Screen
Potendo contare sulla ormai vasta bibliografia critica sulla spectatorship, il presente contributo intende proporre una prima indagine sul racconto dell’esperienza cinematografica che emerge dalle pagine delle scrittrici italiane del secondo dopoguerra. Per tutta una generazione di scrittori e di sc...
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Università degli Studi di Cagliari
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doaj-43453d3adc5441af90eb9dbd8e8734ae2020-11-24T21:29:14ZengUniversità degli Studi di CagliariBetween2039-65972018-12-0181610.13125/2039-6597/34032444The thoughts of two female writers as spectators of the Big ScreenMaria Rizzarelli0Università di CataniaPotendo contare sulla ormai vasta bibliografia critica sulla spectatorship, il presente contributo intende proporre una prima indagine sul racconto dell’esperienza cinematografica che emerge dalle pagine delle scrittrici italiane del secondo dopoguerra. Per tutta una generazione di scrittori e di scrittrici il cinema è stata una delle esperienze formative primarie, che ha preceduto molto spesso l’incontro con la letteratura. Le autobiografie degli spettatori della classe di Calvino e Sciascia costituiscono un capitolo coerente e sorprendentemente omogeneo della storia culturale italiana, rispetto al quale è evidente una parziale assenza del female gaze: salvo rare eccezioni (si pensi ad esempio ad Io, Jean Gabin di Goliarda Sapienza), la Bildung delle scrittrici di quella generazione è raccontata molto meno attraverso il filtro del cinema, probabilmente per la differente condizione di spettatorialità determinata da “questioni di genere”. Concentrando l’analisi sui casi di studio di Elsa Morante e Natalia Ginzburg attraverso un corpus limitato di recensioni cinematografiche pubblicate fra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta emergono i profili di pratiche spettattoriali e di stili di visione per certi versi consonanti rispetto a quelle di altri autori italiani della stessa generazione, per altro verso eccentriche e fuori dal coro.http://ojs.unica.it/index.php/between/article/view/3403SpettatorialitàAudienceNatalia GinzburgElsa MoranteRecensione cinematografica |
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Potendo contare sulla ormai vasta bibliografia critica sulla spectatorship, il presente contributo intende proporre una prima indagine sul racconto dell’esperienza cinematografica che emerge dalle pagine delle scrittrici italiane del secondo dopoguerra. Per tutta una generazione di scrittori e di scrittrici il cinema è stata una delle esperienze formative primarie, che ha preceduto molto spesso l’incontro con la letteratura. Le autobiografie degli spettatori della classe di Calvino e Sciascia costituiscono un capitolo coerente e sorprendentemente omogeneo della storia culturale italiana, rispetto al quale è evidente una parziale assenza del female gaze: salvo rare eccezioni (si pensi ad esempio ad Io, Jean Gabin di Goliarda Sapienza), la Bildung delle scrittrici di quella generazione è raccontata molto meno attraverso il filtro del cinema, probabilmente per la differente condizione di spettatorialità determinata da “questioni di genere”. Concentrando l’analisi sui casi di studio di Elsa Morante e Natalia Ginzburg attraverso un corpus limitato di recensioni cinematografiche pubblicate fra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta emergono i profili di pratiche spettattoriali e di stili di visione per certi versi consonanti rispetto a quelle di altri autori italiani della stessa generazione, per altro verso eccentriche e fuori dal coro. |
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