“Nun me sta bene che no": giudizi e pregiudizi linguistici in un mondo iper-permeabile

Questo contributo analizza le varie fasi di un caso che, nell'aprile del 2019, ha ricevuto grande risonanza sia sui social network sia sui media tradizionali. Riguarda lo scontro verbale tra un quindicenne della periferia romana di Torre Maura, Simone, e un simpatizzante di Casa Pound, nota or...

Full description

Bibliographic Details
Main Author: Vera Gheno
Format: Article
Language:Italian
Published: Università degli Studi di Milano 2020-09-01
Series:Lingue e culture dei media
Subjects:
Online Access:https://riviste.unimi.it/index.php/LCdM/article/view/14331
Description
Summary:Questo contributo analizza le varie fasi di un caso che, nell'aprile del 2019, ha ricevuto grande risonanza sia sui social network sia sui media tradizionali. Riguarda lo scontro verbale tra un quindicenne della periferia romana di Torre Maura, Simone, e un simpatizzante di Casa Pound, nota organizzazione con simpatie di destra. Questo alterco, che nasce dal trasferimento di un gruppo di una sessantina di persone di etnia rom nel quartiere di Torre Maura, avviene in romanesco, in maniera tutto sommato adeguata al contesto e agli interlocutori. Ciononostante, alcune voci del panorama intellettuale italiano decidono di stigmatizzare l'impiego del dialetto da parte di Simone, ritenendolo segnale di una bassa competenza comunicativa da parte sua. Questo scatena un dibattito polarizzato tra persone che concordano con l'opinione espressa e altre che invece ritengono il ricorso al dialetto come perfettamente giustificato dalle circostanze in cui avviene la discussione. In conseguenza alla polarizzazione nella discussione estremamente accesa, almeno in alcune sue fasi, si assiste a una vicenda ricca di luoghi comuni sulla lingua e sulla cultura e, infine, alla creazione di una serie di figure altrettanto stereotipate: "Simone di Torre Maura" diventa un giovane eroe di sinistra, gli intellettuali che lo criticano invece degli snob accusati di essere avulsi dalla realtà.  This contribution analyzes the various phases of a case that, in April 2019, received great resonance both on social networks and on traditional media. It concerns the verbal confrontation between a fifteen-year-old from the Roman outskirts of Torre Maura, Simone, and a sympathizer of Casa Pound, a well-known organization with right-wing sympathies. This altercation, which arises from the transfer of a group of about sixty people of Roma ethnicity to the district of Torre Maura, takes place in Roman dialect, in a manner appropriate to the context and the interlocutors. Nevertheless, some voices of the Italian intellectual scene decide to stigmatize the use of the dialect by Simone, considering it a sign of a low communicative competence on his part. This triggers a polarized debate between people who agree with the opinion expressed and others who instead consider the use of dialect as perfectly justified by the circumstances in which the discussion takes place. As a result of the polarization in the discussion, extremely heated at least in some of its phases, we witness a story rich of clichés about language and culture and, finally, the creation of a series of equally stereotyped figures: "Simone from Torre Maura" becomes a young hero of the left wing, the intellectuals who criticize him end up being depicted as snobs detached from reality.
ISSN:2532-1803