Cara, vecchia metonimia: un ritorno inatteso

La retorica ha subito innumerevoli cambiamenti che hanno portato la classica “arte del parlare” a un sistematico sfaldamento, dapprima a favore della sola elocutio, poi della lexis poetica, infine della metafora. A risentire maggiormente del nuovo assetto di “riduzione tropologica” è la metonimia,...

Full description

Bibliographic Details
Main Authors: Valentina Conti, Stefano Calabrese
Format: Article
Language:deu
Published: Università degli Studi di Milano 2020-06-01
Series:Enthymema
Subjects:
Online Access:https://riviste.unimi.it/index.php/enthymema/article/view/13386
Description
Summary:La retorica ha subito innumerevoli cambiamenti che hanno portato la classica “arte del parlare” a un sistematico sfaldamento, dapprima a favore della sola elocutio, poi della lexis poetica, infine della metafora. A risentire maggiormente del nuovo assetto di “riduzione tropologica” è la metonimia, bistrattata e declassata a tropo di second’ordine in confronto alla metafora, in particolare a partire dall’ultimo ventennio del XX secolo, dopo un momento di relativo successo. Negli ultimi quindici anni la comunità scientifica, grazie al cognitivismo e alle neuroscienze, ha iniziato a identificare nella metonimia un ruolo primario nell’ecosistema mentale e addirittura una supremazia a livello bio-evolutivo e neuro-fisiologico, a detrimento della metafora, fenomeno secondario e più slegato dalle sfere esperienziali dell’habitat quotidiano. Il funzionamento del cervello è programmato per utilizzare metonimie sia grazie alla capacità del ragionamento inferenziale, sia grazie al fatto che emozioni e sintomi fisiologici si linkano in una incessante operazione metonimica, in particolare dove gli stimoli condizionati predicono e sussumono le emozioni incondizionate, di fatto facilitando un autocontrollo pulsionale.
ISSN:2037-2426