Summary: | Il contributo fa luce sul complesso rapporto tra il tardo-duecentesco Roman de Flamenca, esponente tra i piú rilevanti dell’“eccezione narrativa” occitana, e il tipo letterario della lirica trobadorica. Dal suo reimpiego nel romanzo, infatti, l’esperienza del grande canto cortese subirà una torsione dei propri presupposti costitutivi, sia per l’inedito protagonismo ora assunto dalla domna e opposto al vuoto provocato dall’assenza dell’altro-da-sé (cioè dell’alterità femminile) in cui la poesia della fin’amor aveva trovato il proprio spazio di esistenza, sia perché la dimensione cronologica indispensabile alla diegesi investe anche l’apporto della lirica, piegandola e funzionalizzandola alle esigenze del narrazione.
The paper sheds light on the relationship between the late-thirteenth-century Roman de Flamenca, one of the most important exponent of the Occitan “narrative exception”, and the literary genre of the troubadour lyric poetry. The tradition of the grand chant courtois re-used in the novel, in fact, undergoes a mutation of its constituent assumptions. This is due both for the unprecedented protagonism assumed by the domna, contrasting the absence of woman’s otherness in which the courtly love poetry founded its space, and because the chronological dimension, which is essential to the diegesis, also involves its lyric sources bending them to the demands of the narrative.
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