Sándor Márai e i libri di famiglia

E questa autocoscienza familiare che si vuol conservare e trasmettere ai posteri della famiglia, piaccia o non piaccia, implica la volontà di appartenenza della famiglia a un ceto: naturalmente, di regola, a un ceto dirigente. Pochi lo sanno, o forse nessuno, ma negli anni passati mi sono dedicato...

Full description

Bibliographic Details
Main Author: Leonida Pandimiglio
Format: Article
Language:English
Published: Università di Roma Tor Vergata 2009-10-01
Series:Testo & Senso
Online Access:https://testoesenso.it/index.php/testoesenso/article/view/219
Description
Summary:E questa autocoscienza familiare che si vuol conservare e trasmettere ai posteri della famiglia, piaccia o non piaccia, implica la volontà di appartenenza della famiglia a un ceto: naturalmente, di regola, a un ceto dirigente. Pochi lo sanno, o forse nessuno, ma negli anni passati mi sono dedicato a dimostrare come il libro di famiglia fiorentino sia stato una produzione tipica delle famiglie del ceto oligarchico della città, nascente fra Tre e Quattrocento e capace di mantenere per secoli la propriaeminenza sociale. E ciò fermo restando che «il libro di famiglia va interpretato come uno spontaneo fenomeno socioantropologico» che «assume, e varia, forme e contenuti appunto in virtù dei diversi ambienti storici in cui si sviluppa, ferma la centralità della famiglia» (L. Pandimiglio, I libri di famiglia e il Libro segreto di Goro Dati, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2006, p. 91). Così stando le cose, non ho provato alcuna meraviglia quando in una pagina di Sándor Márai ho visto venirmi incontro un verace libro di famiglia impiantato nell’asburgica Ungheria dell’Ottocento e fatto vivere in famiglia per oltre cento anni. Sándor Márai nella Parte seconda del suo La donna giusta (trad. it., Milano, Adelphi 2004) per bocca di uno dei protagonisti del suo libro scioglie un sentito canto alla borghesia mitteleuropea fra Otto e Novecento.
ISSN:2036-2293