Con il pretesto delle false notizie: insegnare il pensiero critico nella scuola italiana a partire da Carol C. Kuhlthau
Il tema delle false notizie è dominante, non solo nel dibattito professionale. Tra i ruoli che le biblioteche sono pronte a giocare c’è quello della media literacy, intesa come educazione delle persone a pensare criticamente quando cercano informazione nel mondo digitale. Se la capacità di pensiero...
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Associazione italiana biblioteche
2018-11-01
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doaj-1b0f77ae15934eefb06fa6244c90729a2021-07-02T17:57:51ZengAssociazione italiana bibliotecheAIB Studi2280-91122239-61522018-11-0158210.2426/aibstudi-11825Con il pretesto delle false notizie: insegnare il pensiero critico nella scuola italiana a partire da Carol C. KuhlthauMatilde Fontanin0Università degli studi di Trieste; Sapienza Università di Roma Il tema delle false notizie è dominante, non solo nel dibattito professionale. Tra i ruoli che le biblioteche sono pronte a giocare c’è quello della media literacy, intesa come educazione delle persone a pensare criticamente quando cercano informazione nel mondo digitale. Se la capacità di pensiero critico costituisce una competenza trasversale della cittadinanza attiva, la scuola – l’istituzione a cui è affidato il compito di trasmettere ai cittadini le competenze di base – sembra essere il luogo ideale per insegnare questa literacy, accanto alle altre alla base di una cittadinanza attiva e consapevole. Nel presente articolo, dopo un chiarimento introduttivo sui termini chiave, si riferisce di un’esperienza condotta durante il primo anno di scuola secondaria superiore basandosi sul modello di Carol C. Kuhlthau e sul concetto di ‘terzo spazio’, adattato alla situazione specifica. Durante il lavoro svolto in sinergia con gli insegnanti sono state formulate osservazioni e sono stati raccolti ulteriori spunti di riflessione su cosa sia necessario fare per educare, appunto, al pensiero critico. https://aibstudi.aib.it/article/view/11825critical thinkingmedia literacysecondary school |
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Il tema delle false notizie è dominante, non solo nel dibattito professionale. Tra i ruoli che le biblioteche sono pronte a giocare c’è quello della media literacy, intesa come educazione delle persone a pensare criticamente quando cercano informazione nel mondo digitale. Se la capacità di pensiero critico costituisce una competenza trasversale della cittadinanza attiva, la scuola – l’istituzione a cui è affidato il compito di trasmettere ai cittadini le competenze di base – sembra essere il luogo ideale per insegnare questa literacy, accanto alle altre alla base di una cittadinanza attiva e consapevole.
Nel presente articolo, dopo un chiarimento introduttivo sui termini chiave, si riferisce di un’esperienza condotta durante il primo anno di scuola secondaria superiore basandosi sul modello di Carol C. Kuhlthau e sul concetto di ‘terzo spazio’, adattato alla situazione specifica. Durante il lavoro svolto in sinergia con gli insegnanti sono state formulate osservazioni e sono stati raccolti ulteriori spunti di riflessione su cosa sia necessario fare per educare, appunto, al pensiero critico.
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