Summary: | Il periferico Piemonte ospita dalla fine del Settecento un erudito dibattito su di una serie di documenti che testimoniano l’uso dell’olio in pittura murale da parte di un pittore toscano, Giorgio degli Agli, artista di corte dei Savoia tra il 1314 ed il 1348. L’analisi dei ricettari e dei trattati di tecnica artistica medievale rivela quanto fosse nota la possibilità di una pittura a olio o totalmente a tempera su muro, dalla Schedula di Teophilus fino al Manoscritto di Strasburgo. I documenti d’archivio inglesi trecenteschi confermano le quantità e i prezzi pagati nelle attestazioni piemontesi, sia per i pigmenti che per i leganti, dove uova, colla e olio sono ad faciendum et distrenpandum colores. Recenti campagne analitiche infine hanno permesso di riconoscere la presenza di leganti di natura organica tra i diversi strati della pellicola pittorica, rivelando una tradizione tecnica tutta oltralpina (a partire dal cantiere assisiate); fra questi, Jean de Grandson, collaboratore e allievo di Giorgio, nel ciclo della Camera Domini del Castello di Chillon (1342-1343) dipinge su muro proprio come se si trattasse di una tavola.
To the late eighteenth century, the peripheral Piedmont hosts a scholarly debate on a series of documents which demonstrate the use of oil in mural painting by a Tuscan painter, Giorgio degli Agli, court artist of the Savoy between 1314 and 1348. The analysis of medieval technique treaties reveals how was known the use of oil or tempera on wall painting, from the Schedule of Theophilus to the Manuscript in Strasbourg. The English fourteenth archive documents confirm the quantities and prices paid claims in Piedmont, both for the pigments to the medium, where eggs, glue and oil are used at faciendum et distrenpandum colores. Recent analytical campaigns finally made it possible to recognize the presence of organic media between the different film layers of paintings, revealing a whole transalpine technical tradition (from the Assisi’s workshops); among them, Jean de Grandson, pupil and collaborator of George, in the cycle of the Camera Domini of the Chillon Castle (1342-1343) paints on the wall as if it were a table.
|