Il fenomeno vita tra proprio e improprio, potenza e impotenza, singolare e comune

La visione dominante nelle nostre società sembra intendere la vita come un capitale di cui ogni individuo sarebbe dotato, collezione di crediti e skill che deve essere valorizzata per produrre performance caratterizzate da sempre maggiore rapidità, impatto, efficienza. Tutto sembra pensato per incre...

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Bibliographic Details
Format: eBook
Language:Italian
Published: Napoli FedOA - Federico II University Press 2022
Series:Fuori collana
Subjects:
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520 |a La visione dominante nelle nostre società sembra intendere la vita come un capitale di cui ogni individuo sarebbe dotato, collezione di crediti e skill che deve essere valorizzata per produrre performance caratterizzate da sempre maggiore rapidità, impatto, efficienza. Tutto sembra pensato per incrementare una vita di cui noi saremmo padroni, i cui progressi o regressi possono essere valutati secondo criteri quantitativi, per poter comparare le differenti vite e ottenere la migliore selezione possibile. Così si diffondono ovunque tecniche che si propongono di potenziare la vita, di renderla maggiormente produttiva, mentre imprese e istituzioni ne mettono a profitto ogni aspetto. Una frenesia che si rovescia nel suo contrario, in un paradossale sacrificio della vita, nella perdita di un controllo democratico, di una pianificazione che guarda al futuro. Come ci dimostrano la pandemia e la Guerra in Ucraina, che hanno rivelato i limiti delle pratiche di potenziamento, la fragilità della vita, la connessione inestricabile fra le nostre vite, la loro co-appartenenza a una più grande vita della specie. Se questi eventi sono il frutto delle modalità in cui la vita è stata istituita, allora, in questi tempi in cui tutta l'umanità è messa di fronte a sfide di carattere sanitario, bellico, ecologico, il fenomeno vita va forse ripensato alla radice, come incontro più che come competizione, come riconoscimento, comunicazione. 
520 |a The dominant vision in our societies seems to conceive of life as a capital with which each individual would be endowed, as a collection of credits and skills that must be enhanced to produce performances characterized by ever greater speed, impact, and efficiency. Everything seems designed to increase a life of which we would be the masters, whose progress or regression can be evaluated according to quantitative criteria, in order to compare different lives and obtain the best possible selection. Thus, techniques are spreading everywhere that aim to enhance life, to make it more productive, while companies and institutions profit from every aspect of it. A frenzy that turns into its opposite, into a paradoxical sacrifice of life, into the loss of democratic control, of planning that looks to the future - as the pandemic and the war in Ukraine show us, revealing the limits of enhancement practices, the fragility of life, the inextricable connection between our lives, their belonging to a larger life of the species. If these events are the result of the ways in which life has been instituted, then, in these times when all of humanity is faced with health, war, and ecological challenges, the 'phenomenon life' should perhaps be rethought at its root, as an encounter rather than a competition, as recognition, as a communication. 
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